Uno degli argomenti più dibattuti nel dialogo internazionale per quanto riguarda la trasformazione delle nostre città è l’impatto che grandi strutture comportano nell’ambito di processi di gentrificazione. La città di New York è da più di vent’anni teatro di interventi, pubblici o privati, che con diversi esiti hanno portato ad una radicale trasformazione di vaste aree dei cinque boroughs della Grande Mela.
Il caso che negli ultimi 10 anni ha creato il maggiore eco a livello mediatico e sociale, oltrepassando i confini dell’informazione prettamente dedicata ad architettura e urbanistica, riguarda la conversione del vecchio tragitto ferroviario della High Line nel quartiere di Chelsea, Sud-Est di Manhattan.

Il progetto di riconversione della High Line nasce dalla volontà di preservazione della struttura da parte della cittadinanza del Meatpacking District, ex area industriale ora teatro di importanti strutture culturali come il nuovo Whitney Museum of American Art di Renzo Piano, precedentemente destinata alla demolizione.
A tale scopo, nel 1999 viene fondata “Friends of The High Line”. L’associazione si rivolse direttamente all’allora sindaco Bloomberg, che con una decisione che si rivelerà una delle maggiori vittorie del proprio mandato, indisse un concorso internazionale per la trasformazione dell’ex linea ferroviaria. A recepire l’incarico sarà il celebre studio Diller Scofidio + Renfro, in associazione con James Corner Field Operations e Piet Oudolf per le operazioni di landscape design.
La High Line si presenta oggi come un parco lineare che si propone di creare ambienti diversificati in ambito ambientale, a seconda dell’area e della stagione.
Pur non presentando percorsi obbligati, idealmente il progetto comincia con la Gansevoort Stair, che porta ad un’altezza di quasi dieci metri.

Il primo punto focale in cui ci si imbatte è il Tiffany&Co Foundation Overlook, dalla quale è possibile godere della vista dell’opera museale di Piano.
Proseguendo verso il Gansevoort Woodland, il visitatore si addentrerà in uno dei più pittoreschi microambienti del progetto, caratterizzato da verde ad alta tolleranza alla mancanza di luce, che con il proprio foliage autunnale rendono questo spot particolarmente suggestivo nei mesi di Settembre e Ottobre.

Tra la Little West 12th Street e la 13th Street comincia l’area denominata Washington Grasslands, l’area a sezione più larga dell’intera High Line: tra gruppi erbacei verdi nelle stagioni calde e dorati in autunno, si intravedono i primi segni dei presistenti binari ferroviari.

La High Line a questo punto curva leggermente, arrivando allo Diller – von Furstenberg Sundeck: perfetto per l’osservazione del caratteristico tramonto sul fiume.

All’altezza della Quindicesima Strada ci si imbatte nel primo landmark di livello per il quartiere di Chelsea, il celeberrimo Chelsea Market, moderno bazaar alimentare molto amato dai newyorkesi.
Nella foto sinistra Washington grasslands, a destra tipica panchina a Tenth Avenue Square © Rosario Russo, 2016
Con la Tenth Avenue Square ci si trova di fronte ad un curioso esempio di teatro urbano: le vecchie travi componenti la struttura sono state rimosse, al loro posto sussiste un anfiteatro che inquadra lo spettacolo metropolitano dello sfrecciare delle auto sulla strada sottostante.

Di seguito lo scenario urbano attorno alla High Line, precedentemente libera da ambo i lati, diventa più fitto, nei pressi del Chelsea Grasslands. Qui, i vecchi edifici produttivi in mattone si mescolano a interventi di personalità quali Frank Gehry, Jean Nouvel, Annabelle Seldorf, Shigeru Ban, Audrey Matlock e Della Valle Bernheimer.


All’altezza della West 29th Street comincia il Radial Bench, una lunga, sinuosa curva che porta verso il fiume. Lungo questa flessione hanno spesso luogo installazioni e attività per i più piccoli, ultima in ordine temporale il “Collectivity Project” del famoso artista danese Olafur Eliasson.

Proprio ai bambini è dedicato, questo ultimo tratto di High Line, con aree gioco che portano alla Pershing Square Beams.

Ogni anno la High Line ospita un numero di visitatori che gravita attorno ai quattro milioni: la più grande ricchezza di questa opera, oltre all’ attrattività delle strutture e alla funzione rivitalizzante del territorio, consiste nell’ essere esempio di scommessa vinta da una municipalità attenta e all’ascolto dei residenti.

Il premio è stata la creazione di ambienti che seppur recenti sono già nell’immaginario collettivo della città di New York nel mondo.

Articolo di Rosario Russo
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